Il martirio come offerta spirituale e il sepolcro come un “trofeo”

Giunto prigioniero a Roma per essere giudicato davanti al tribunale imperiale, l’Apostolo Paolo non perse occasione di annunciare e testimoniare liberamente il vangelo di salvezza, offrendo generosamente se stesso fino al martirio, che subì da “cittadino romano” – con la decapitazione – sotto l’impero di Nerone, nell’anno 67 d.C.

Secondo la salda tradizione cristiana, il martirio ebbe luogo presso Acquae Salviae – l’odierno luogo sacro delle Tre Fontane – ed è certo che egli fu seppellito dagli stessi cristiani nella vicina necropoli posta “fuori le mura”, lungo la via Ostiense. È lì che l’imperatore Costantino fece erigere la Basilica nell’anno 324. Riedificata nel tempo, ma conforme alla sua antica magnificenza, essa continua a mostrare come un “trofeo”, alla fede e alla devozione dei credenti, il sepolcro di Paolo Apostolo Martire, sopra di cui è apposta l’iscrizione: “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (1Fil 1,21).